Dall’avvento del cinema fino all’invasione delle televisioni domestiche, tutto è diventato propaganda e mito. Si sono costruiti archetipi, modelli, esempi, stili di vita e soprattutto di consumo. Si è maledettamente allontanata la gente da se stessa, dalle proprie origini, dal proprio costume e vanto ancestrale. Mi è nato così un pensiero, semplice e banale forse direte voi, ma che mi ha spinto a scrivere quanto segue. Si dovrebbe, invece di idolatrare storie filmiche inventate e relativi attori Hollywoodiani che interpretano questo o quello a seconda del cachet, celebrare noi stessi come scrigni di tesori dati dalle nostre valenti esperienze e dalle tradizioni consegnateci dai nostri Avi. Stessa interruzione dell’adorazione culturale di nullità andrebbe rivolta anche alla stragrande maggioranza di scrittori di professione che – essendo parenti, zii, cugini o figli di arcivescovi e contesse decadute o meno – considerandosi quindi segretamente superiori allo stupido volgo, riempiono scaffali di libri pieni di sermoni iperuranici e favolette morali per dispensare lo stesso volgo della loro illuminazione che lei sola può salvarli dall’abbruttimento. Anche loro, questa pretaglia nichilista e sterile che vomita sulla carta, mandiamoli a quel bel paese cantato dal simpatico Proietti.
Celebriamo invece le nostre cicatrici. Le nostre esperienze difficili. Le nostre solitudini. Il nostro valore ( F.Nietzsche nel suo auguro più importante ci augurò di “resistere” di fronte al deserto! “Cresce il deserto. Guai chi nasconde dentro di sé il deserto!“). Rendiamo oro vivo l’Esempio e le parole degli Avi. Sono loro e le nostre battaglie a costituire materia sacra e viva per noi e per le nostre relazioni, nel e al di là del Tempo.
Oggi fa molto dispiacere vedere l’ipnosi capillare e collettiva di persone che tramite la Rete – Social in primis – sognano lo scintillio artificiale di Dubai, desiderano vedere la cementata e alienante New York (i cui abitanti sviluppano da 0 a 16 anni i polmoni di un fumatore medio anche se non fumano grazie all’incessante smog e che vivono in un contesto di violenza che forse neanche si immagina da turisti né a volte da cittadini), si disperano per non avere un Rolex dorato al polso, di non essere un influencer orrido o squallida, di non vendere facendo bei soldoni il proprio corpo su OnlyFans. ci sono generazioni che schifano il paesino agricolo, modesto, antico dove sono nati, non sopportano una vita vera, abbandonano il loro verace dialetto per uno slang straniero privo di colore e sfumature, rifiutano ciò che è posto sotto i loro occhi ma desiderano – ipnotizzati come bestie destinate alla macellazione – che la luce lontana sia il paradiso promesso dal Sistema: sarà il colpo fatale.
E poco importa se le nostre battaglie non avranno dedicata una serie Netflix, poco c’interessa se non andiamo a fare le vacanze in posti da VIP, ce ne faremo una ragione di non aver i giusti volti Lombrosiani per diventare di “successo”, non staremo ad aspettare alcun Guru che dice che può renderci migliori e più invidiabili, insomma accettiamo, adoriamo, celebriamo di essere magnificamente liberi e sani. Liberi nei luoghi dove abbiamo vissuto le nostre storie d’amore, dove abbiamo passato la nostra giovinezza, dove sogniamo ancora, dove conquisteremo ancora, dove – come nel Viaggio di Céline – in quel tempio di strada che conosciamo, noi chissà – a tributo di Filippo Tommaso Marinetti – lanceremo la nostra, personalissima, sfida alle stelle! Sani nel sorridere ancora guardando il mondo.
Preferiamo (ed insegniamolo anche ai giovani) un Alessandro Magno, un Bukowski, un Goethe, un Mozart, un Céline – con tutti i loro errori, dolori, sogni – a sti miserabili (figli di arcivescovi) Guru finanziari, travel blogger marci nella loro finta allegria serva del costante e compulsivo desiderio di più servi connessi alle loro cazzate, ai divi di Hollywood con le loro case da 100 miliardi di dollari e il cervello di un criceto e il ricovero per abuso di droga una volta al mese.
“Ognuno vale quanto ciò che ricerca” disse il grande Imperatore Marco Aurelio.
Stiamo sempre attenti a questo monito, facciamone tesoro, amici.
In conclusione, come ho ripetuto in altre occasioni, pubbliche tramite i miei video e private tramite viva voce con amici, consiglio di a tutti di fare cose antiche, degne di valore, cose che meritano di non essere perse. Tenere un diario (dove testimoniare il proprio vissuto, ricordare momenti e riflessioni, pensieri..), stampare le foto importanti che si fanno (perché le immagini diventino voci e non file, “vetrine” Social e algoritmi), imparare a staccare il telefono il più possibile (quindi parlare direttamente con le persone, perché è il contrario di ciò che vuole il Sistema, dove l’alienazione e l’isolamento è auspicato) occupando il proprio supremo valore (il Tempo) per fare tante cose belle (anche fosse rimanere in silenzio a pensare o meditare, spesso le persone si sorprendono di quante cose ho fatto tra libri e video, ebbene al di là che mi considero un creativo ma la risposta è sempre quella: non ho dedicato ore e ore a serie Netflix, chat, Social e via dicendo) e soprattutto non cedere alla martellante propaganda – facilmente comprensibile nel monologo di Morpheus in Matrix o nel discorso di Tyler Durden – che ci vuole completi schiavi di modelli comportamentali e di pensiero precisi.
Io so, non per teoria ma per esperienza, che si può vivere infinitamente meglio con pochissimi soldi e un sacco di tempo libero, che non con più soldi e meno tempo. Il tempo non è moneta, ma è quasi tutto il resto.
Ezra Pound
Siate fieri dei vostri sogni diversi, delle cose semplici, della vita fuori dai legami economici, della Natura che ci osserva e ci parla.
Combattete per la vostra mente facendo tutto ciò e per il vostro cuore leggendo libri meritevoli.
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Giusto per far circolare cose di valore, per un effetto farfalla imprevedibile,
perché sai che farà piacere a qualcuno.
Buona vita
Andrea Larsen